"June 1969: The 'Hot' Italian Days of Herbert Marcuse" Article
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Giugno 1969: I 'Caldi' Giorni Italiani di Herbert Marcuse di Diego Giachetti in: Il
Protagora, n. 4, luglio-dicembre 2004 |
�Niente foto. Mio marito � un filosofo,
non un divo�, dice Inge Neuman, moglie di Marcuse,� infastidita, ai fotografi che li attendono all�aeroporto di Bari il 19 giugno 1969 |
Proveniente da Los Angeles, Herbert Marcuse giungeva a Torino il 12 giugno 1969, in compagnia della moglie Inge Neuman, sposata in seconde nozze nel 1955, dopo essere rimasto vedovo nel 1951. Nato il 19 luglio 1898 a Berlino, nel 1916, dopo aver conseguito la maturit�, fu chiamato alle armi. Nel 1917 entr� nel Partito socialdemocratico (SPD) e nel 1918 fu eletto nel Consiglio dei soldati di Berlino-Reinickendorf. Nel 1933 con la famiglia lasci� la Germania, prima della presa del potere da parte di Hitler; si trasferirono a Zurigo, poi nel 1934 emigrarono negli Stati Uniti. Qui trov� lavoro all�Istituto per la ricerca sociale, che si era trasferito da Francoforte a New York. Professore di politologia alla San Diego University in California dal 1965, si lasciava alle spalle un anno universitario tormentato. Era stato sospeso dall�insegnamento nell�autunno del 1968 perch� accusato di predicare dottrine pericolose e aveva potuto riprendere l�insegnamento solo nel mese di marzo. Non era nuovo a tali polemiche, avendo espresso, in pi� occasioni, tutta la sua solidariet� e simpatia al movimento di contestazione giovanile che in quegli anni attraversava la societ� e i campus universitari degli Stati Uniti che vedevano in lui un �maestro�, difatti le cronache raccontano che alle sue lezioni universitarie, in quegli anni, partecipavano folte schiere di giovani studenti capelloni, barbuti, ragazze in minigonna, spesso scalze. Due ore dopo essere sceso all�aeroporto di Caselle stava seduto su una poltrona nella sede torinese dell�Associazione Culturale Italiana, che lo aveva invito in Italia nell�ambito delle iniziative chiamate �I venerd� letterari�; apparentemente non provato dal viaggio, beveva vermuth e aspirava boccate di fumo da un grosso sigaro. Giovanile nell�aspetto, nonostante i suoi settant�anni, capelli bianco-candidi, abbronzato dal sole californiano, parlava un inglese pieno di accenti gutturali che rivelavano la sua origine linguistica tedesca. Cos� lo descriveva il �Corriere della Sera� del 13 giugno 1969: �dalla cima dei capelli alla punta dei piedi ha l�aspetto di un anziano e dignitoso signore d�altri tempi. Alto, i capelli candidi tagliati quasi a spazzola, il viso abbronzato, il modo di vestire di un borghese contegnoso, con la sua cravatta di seta e il fermacravatta d�oro. L�immagine sta agli antipodi degli scapigliati contestatori che inalberano il suo verbo. Sorriso affabile, cortesia, un uomo nient�affatto arrabbiato�. A Torino l�arrivo di Marcuse fu un evento, salutato con tanto di foto sulla prima pagina del quotidiano �La Stampa� del giorno seguente. I maggiori quotidiani italiani si sbizzarrirono nelle definizioni chiamandolo, di volta in volta: �leader ideologico dei movimenti di contestazione�, �un dinamitardo del pensiero�, �il filosofo del grande rifiuto�, �il primo contestatore della societ� dei consumi�, �un istrione, un filosofo di serie D, degno di figurare in un happening, un falso filosofo, ma un bravo guitto�. Tanta popolarit� gli derivava dall�essere considerato uno dei massimi ispiratori della contestazione giovanile, una delle tre muse ispiratrici, la terza �M� assieme a quelle di Marx e Mao. Nel �68 si era infatti gridato e scritto sui muri �Mao, Marx, Marcuse�, si era chiesto nelle aule scolastiche di studiare e approfondire il loro pensiero. Nel 1969, come notava acutamente il giornalista del quotidiano �La Gazzetta del Popolo�, rispetto a Marx e Mao, la terza M, nel movimento della contestazione internazionale, cominciava ad essere criticata: lui non �sembra prendersela troppo di trovarsi da qualche mese staccato dal troppo impegnativo trio�. Anzi, aveva l�aria di essere soddisfatto di avere definitivamente ceduto l�incomodo ruolo �di soubrette della rivoluzione giovanile a Marx e al Presidente Mao, ben contento di ritrovare il suo vero mestiere, che [era] quello del teorico, del pensatore, del saggista di filosofia�[1]. La �fortuna� di Marcuse in Italia (back to top) I libri di Herbert Marcuse, tradotti in italiano, costituirono la locomotiva che train� il successo, inaspettato e originale per dei testi di non facile lettura, delle pubblicazioni degli autori-fondatori della scuola di Francoforte di cui il filosofo faceva parte, assieme a Adorno e Horkheimer. Dagli anni Cinquanta fino al 2000 ben 25 case editrici sono state coinvolte nella pubblicazione delle opere dei francofortesi, tra queste la casa editrice Einaudi di Torino ne ha pubblicati 33. Negli anni Cinquanta furono pubblicate tre opere dei francofortesi, negli anni Sessanta 19, di cui 11 nel biennio fatidico 1968-69, negli anni Settanta 34. Nei decenni successivi si assistette ad un progressivo declino. La cifra totale delle copie vendute delle sole edizioni Einaudi dei tre della Scuola di Francoforte ammonta a 1.054.100 al 2002. Di questo totale, il 50% appartiene ai libri di Marcuse (561.000 copie), il cui Uomo a una dimensione, da solo, ha raggiunto la quota 250.000 di copie vendute: un vero e proprio betsellers, come lo sono stati Eros e civilt� (140.000 copie), Saggio sulla liberazione (50.000 copie), L�autorit� e la famiglia (47.000 copie). L�uomo a una dimensione, pubblicato nel 1967 dall�Einaudi, vendette 150.000 copie in un anno[2], un fatto straordinario malgrado che avendolo �scritto in inglese pensando con le categorie della Fenomenologia dello spirito di Hegel�, Marcuse avesse costruito pagine e pagine di �difficile interpretazione�, come riconosce ancora oggi il traduttore del libro[3]. �Nonostante l�arduo dettato�, che presupponeva nel lettore una discreta conoscenza di base di Hegel, Marx, Freud, Nietzsche e della scuola di pensiero che Marcuse criticava, il neopositivismo logico, fu un imprevedibile successo, soprattutto nell�Europa Occidentale, pi� che negli Stati Uniti:
Esaminando quelle che erano chiamate le societ� industriali avanzate sosteneva che esse tendevano ad uniformare tutte le dimensioni dell�esistenza: �una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non libert� prevale nella civilt� industriale avanzata�[5]. I meccanismi di controllo messi in atto da queste societ� apparivano efficacissimi, capaci di condizionare tutte le sfere dell�esistenza individuale e sociale, il pubblico e il privato: sessualit� e inconscio compresi. Il sistema non� si limitava a soddisfare i bisogni delle persone, li creava inducendoli artificialmente; cos� come molti bisogni erano indotti, quindi falsi, anche i sogni, le speranze, il senso della vita erano manipolati dal sistema, costruiti artificialmente e, quindi, falsi. Creando falsi bisogni e falsi sogni s�impediva la nascita di un pensiero negativo, radicalmente critico verso l�esistente. La cultura perdeva cos� i suoi caratteri di critica della realt� per aderire all�ideologia dominante, anch�essa diventata piatta, ad una dimensione. In cambio di questa sottomissione totale, si forniva il benessere materiale, prodotto per� con un costo altissimo, che rivelava un aspetto irrazionale perch� si basava sullo spreco e sulla distruzione.� In questo meccanismo sociale, bloccato e imprigionante, anche i partiti d�opposizione e i sindacati dei lavoratori, come i lavoratori stessi d�altronde, erano integrati nel sistema e avevano perso lo slancio rivoluzionario. In questo senso, senza distinguere tra paesi socialisti e capitalisti, Marcuse sosteneva, come aveva gia affermato in un�altra sua opera precedente, Eros e civilt�, che �l�epoca tende al totalitarismo anche dove non ha prodotto stati totalitari�[6]. Le societ� totalitarie, aveva spiegato, si caratterizzano per la �compiuta assimilazione di vita privata e vita pubblica, di esigenze individuali ed esigenze sociali. L�individuo [diventa] preda dell�opinione pubblica controllata, della propaganda e dell�amministrazione [�] Ogni opposizione reale [tende] a scomparire. Intendiamoci, opposizione ce n�� abbastanza, discussione pure, e questa � perfino libera, ma tutto ci� non � che immanente al sistema. Movimenti radicali, d�avanguardia, sono agevolmente assorbiti�[7] Introducendo la nuova edizione italiana del 1966 di Eros e civilt�, aveva scritto con lucido pessimismo che nei paesi retti da regimi democratici �la portata e l�efficacia dell�introiezione democratica hanno soppresso il protagonista storico delle rivoluzioni: gli uomini liberi non hanno bisogno di essere liberati, e gli uomini oppressi non sono forti abbastanza per liberarsi�. Chi erano questi uomini oppressi e non integrati non abbastanza forti per ribellarsi? Nell�Uomo a una dimensione essi erano individuati negli strati emarginati, minoranze etniche, poveri e nei giovani che rifiutavano il sistema per ragioni morali, etiche o istintive.
Con quelle analisi il filosofo dava una coscienza a quel senso di �sofferente claustrofobia� che attanagliava una generazione che si sentiva prigioniera di un universo politico e sociale bloccato, chiuso:
Indubbiamente il libro aveva una sua sostanza, un�anima forte e una preveggenza anticipatrice. Come � stato fatto notare da filosofi e sociologi, Marcuse, molti anni prima che dilagasse l�abitudine chiamare �pensiero unico l�attuale concezione totalitario-flessibile della globalizzazione capitalistico-finanziaria� gi� capiva che il capitalismo si basava �su di una riduzione ad una dimensione della ricca e poliforma razionalit� umana�, ingabbiandola in un �razionalismo impoverito e disseccato, che utilizza la forma di legittimazione sociale coattiva del termine �scienza�, trasformando per� la scienza stessa da fattore di possibile emancipazione in feticcio integralistico-religioso�[10]. In quest�ambito coglieva i legami esistenti tra razionalit�, tecnologia, tecnica e procedura amministrativa, �sviluppo della scienza, dominio della natura e interessi dell�apparato produttivo e militare [�] distruzione della natura grazie all�attivit� combinata, e svincolata da ogni principio di responsabilit�, di diversi settori dell�industria�; inoltre, forse pi� ancora che all�epoca in cui Marcuse scriveva:
Il �68 e, pi� in generale la rivolta giovanile e quella delle popolazione del Terzo Mondo contro il neocolonialismo, offrirono a Marcuse una speranza data dai disperati. Nelle dichiarazione di quegli anni e nei libri pubblicati allora, si osserva un percorso che va dal pessimismo de L�uomo a una dimensione, con lo spettro onnipresente della guerra in Vietnam e di un imperialismo che offre la dolce dittatura del consumismo e della falsa conciliazione repressiva, fino al maggio parigino ove la speranza si fa pi� vicina con l�irrompere di soggetti marginali delle metropoli e dei paesi coloniali, come testimoniano i saggi La fine dell�utopia del 1968 e il Saggio sulla liberazione del 1969. In Italia il soggetto sociale che promosse e diffuse la scuola di Francoforte e il pensiero di Marcuse era rappresentato dai giovani intellettuali contestatori e da quell�area di cultura radical-marxista eretica che si era formata attorno alle riviste della nuova sinistra negli anni Sessanta. Il marxismo che in quell�ambiente maturava era un marxismo rivoluzionario, diverso da quello rivendicato dalla sinistra storica. La teoria critica esercit� certamente un�influenza sul Movimento studentesco e su alcuni gruppi alla sinistra del PCI, ma la profonda componente utopica dei francofortesi, lontana dalle certezze rivoluzionarie di certo marxismo eretico di quegli anni, il rifiuto di fornire ricette politiche, l�analisi spietata dell�integrazione del proletariato, costituivano elementi discutibili e soggetti a critica. In Italia, la ripresa della lotta operaia, culminata nelle lotte dell�autunno caldo del �69, scatenarono il sarcasmo e la critica degli operaisti contro le teorie dell�integrazione della classe operaia. I �discorsi marcusiani (si leggeva su �La Classe� del 12 luglio 1969) sulla classe operaia integrata� sono ideologia come pure la ricerca �disperata di soggetti rivoluzionari tra gli studenti, i sottoproletari, gli intellettuali, i poveri e tutta la fauna dei contestatori�. Alcune delle sue analisi, scrissero sui quotidiani all�epoca della sua venuta in Italia, erano stimolanti, pertinenti e intelligenti. �Ottimo studioso di Hegel�, si poteva leggere sul �Corriere della Sera�, ha condiviso la critica del filosofo tedesco alla scienza, imperniata sulla distinzione tra intelletto e ragione, secondo la quale l�intelletto � il procedimento mentale proprio del pensiero scientifico e del senso comune, incapace di comprende gli oggetti della realt� se non separandoli e classificandoli; mentre la ragione, la filosofia dialettica, non separa soggetto e oggetto, ma comprende ogni cosa nella sua relazione col tutto. La scienza � dunque il regno dell�alienazione. La ragione, invece, � il regno del vero sapere e del vero essere. La filosofia di Marcuse, �del grande rifiuto � tutta collegata con questa critica (romantica e idealistica) della scienza e della tecnica e quindi della macchina. Tutta la morale che spira dai suoi libri non fa che identificare il sistema della societ� meccanica col Male stesso�[12]. L�uomo a una dimensione sostanziava questo assunto filosofico opponendo una critica severa alla ragione illuministica tramutatasi nelle societ� moderne in dominio del pensiero tecnico e amministrativo, capace di azzerare, integrandoli, gli elementi di critica e di opposizione. Il punto debole del suo pensiero consisteva, secondo quanto si poteva leggere sul quotidiano del PCI �L�Unit�, nella carenza politica: all�analisi teorica non faceva seguito un progetto di azione politica che consentisse alla sua teoria critica �di uscire dall�orizzonte della critica teorica�, senza la quale �il pensiero negativo resta prigioniero di se stesso�[13]. Conferenza stampa a Torino (back to top) Poche ore dopo essere sceso dall�aereo Marcuse si offriva alle domande dei giornalisti e di un pubblico selezionato. L�affrontava �con la nonchalance di chi c�� abituato�, con tono �brillante, spigliato, simpatico ed accettabile�, un po� �snob�, col �sorrisetto semi beffardo sulle labbra�[14]. Il quotidiano �La Stampa�, che il giorno dopo (13 giugno) riport� molte delle domande e delle risposte date dal filosofo, titol� provocatoriamente e ad effetto: Per Marcuse papa Paolo VI � pi� a sinistra di Breznev, simile nel tono e nel significato al titolo dell�altro giornale piemontese, la �Gazzetta del Popolo�: Il Papa � pi� progressista dei burocrati del Cremlino. Entrambi riprendevano un commento, tagliente e ironico, fatto dal filosofo ad una domanda circa un apparente paradosso. Proprio in quei giorni, infatti, alla conferenza dei partito comunisti e operai che si era aperta a Mosca il 5 giugno, il potente segretario del PCUS dell�URSS Leonid Breznev, nel suo intervento del 7 giugno, aveva criticato i movimenti giovanili occidentali giudicandoli immaturi e confermando il duro giudizio contro il pensiero marcusiano gi� espresso in un articolo comparso sull�autorevole giornale �La Pravda�. Quasi contemporaneamente, invece, Paolo VI in un discorso tenuto a Ginevra, lo aveva nominato nella critica contro la societ� consumistica occidentale. La risposta era stata chiara, netta e incisiva: �l�impressione � che il Papa sia pi� a sinistra del segretario comunista sovietico: e non c�� niente di male in questo�. D�altronde, con irriverenza eguale e dissacrante, nel libro Saggio sulla liberazione, uscito allora nelle librerie italiane, invitava i giovani ad attaccare �l�esprit s�rieux anche nel campo socialista: minigonne contro gli apparatchik, rock and roll contro il realismo sovietico�[15]. Oltre a questo argomento, la conferenza toccava temi importanti e scottanti per quel periodo: il maggio francese e la rivisitazione di alcune tesi espresse nell�Uomo a una dimensione.
Giovani estremisti in fusione (back to top) A pochi giorni di distanza Marcuse teneva conferenze a Torino, Milano, Roma, Bari� Sale strapiene ovunque, gente costretta a stare fuori o assiepata lungo i corridoi. A Torino in circa 3.000 si presentarono all�appuntamento, riempiendo la sala del teatro, i suoi corridoi, l�atrio, parte della piazza, intervenne la polizia a presidiare le vie adiacenti al teatro. A Milano la sala, molto pi� piccola di quella di Torino, fu subito riempita da 700 persone e altre 200 circa rimasero fuori. Pienone anche a Roma e a Bari. Complessivamente un pubblico pittoresco e stravagante, segnalavano i giornali, formato prevalentemente, ad eccezione di Milano, di giovani variopinti, chiassosi, irriverenti, stravaganti, ridenti, seri. Giovani coi capelli lunghi, giovanotti barbuti, acconciatamente trasandati, maglie a dolce vita, camicie verdi oliva, camicette, jeans, pantaloni di velluto a coste, giacche, giacchette, giubbotti, bellissime ragazze in camicetta e minigonna o coi jeans, in short gi� spiaggiaiolo, indumenti di juta. Mescolati in mezzo al pubblico, tonache di religiosi, un palco pieno di suore a Bari, operai con la borsa del lavoro, signore eleganti in abito da cocktail, �habitu�es� dei �venerd� letterari�, giovani del movimento studentesco, anarchici, maoisti, operaisti, eretici vari delle dissidenze della sinistra italiana, comunisti ortodossi, ognuno coi propri slogan, opuscoli, stampa, canzonette, grida. Protestatari, contestatori, che a Roma gli impedirono quasi di tenere la conferenza a causa di un clima, che decadeva spesso nell�intolleranza, col quale �la contestazione giovanile non ha offerto un test incoraggiante�, abbandonandosi spesso al pi� �deteriore goliardismo�, scriveva il cronista che riferiva della conferenza torinese, sottolineando che �se non fossero intervenuti alcuni pi� responsabili esponenti del Movimento studentesco presenti in palcoscenico accanto all�oratore, la discussione [sarebbe degenerata] in zuffa�[19]. Certo l�accoglienza riservata al filosofo fu vivace, come osservava un altro giornalista, e il dibattito �vero e reale� anche per merito del relatore la cui figura era quella di �un provocatore intellettuale�[20]. Le descrizioni giornalistiche del pubblico giovanile che affollava le sale dei teatri coglievano l�elemento tipico di quel momento della storia italiana, ovvero l�emergere di una nuova generazione, cresciuta negli anni Sessanta nella rivolta estetica ed etica verso il mondo degli adulti, protagonista, nelle scuole e nelle universit�, delle lotte del movimento studentesco e in procinto di dare vita ai gruppi extraparlamentari della nuova sinistra. Il 1969, infatti, era un anno di passaggio dal movimento ai gruppi extraparlamentari che stavano per nascere dal crogiuolo dato dall�incontro, nelle fabbriche italiane, tra i giovani del movimento studentesco e la giovane classe operaia, di origine meridionale e di recente immigrazione. Torino era, nel mese in cui Marcuse tenne la sua conferenza, un esempio di questo passaggio, da pochi mesi infatti ci� che rimaneva del movimento studentesco universitario, alcune centinaia di giovani, aveva deciso di impegnarsi in un lavoro ai cancelli degli stabilimenti Fiat dove, era iniziata una lotta operaia che aveva caratteristiche nuove ed eversive rispetto alla tradizionale impostazione sindacale. Erano in corso scioperi interni che interrompevano il lavoro nei reparti, disarticolando il processo produttivo, con richieste di aumenti salariali uguali per tutti, di abolizione delle categorie, riduzione dell�orario di lavoro, aumento dei giorni di ferie, elezione diretta dei delegati di reparto e di squadra. Quelle lotte erano sostenute e coordinate dall�Assemblea operai e studenti, un organismo informale, sorto appositamente quei mesi dall�incontro tra un numeroso gruppo di ex aderenti al movimento studentesco torinese, esponenti di gruppi minoritari operaisti e nuclei di operai, soprattutto giovani meridionali, che erano diventati degli abili organizzatori di scioperi �selvaggi� all�interno dei loro reparti, �indisciplinati�, senza sindacato e spesso molto critici e irriverenti verso i quadri sindacali anziani �proprietari� della memoria storica della lotta di classe alla Fiat. Da dove era spuntata quella generazione di �estremisti�, �avversa a ogni autorit�, strafottente di deleghe, di partiti, di voti, ficcata in mezzo al popolo, pratica di vie spicce, contagiosa�?[21] Si trattava di un estremismo che aveva origini morali ed etiche, prima che politiche. Negli anni sessanta i giovani si erano accorti che non potevano accettare le mezze misure. Si poteva mediare e contrattare mentre gli americani muovevano guerra al Vietnam? No, quella guerra doveva finire e basta. Si poteva discutere e accettare un compromesso con l�autorit� paterna o scolastica o col padrone della fabbrica? No, quell�autorit� andava abrogata. Si poteva accettare una mediazione sulla lunghezza dei capelli, sulla minigonna, sui jeans, sulla musica beat e sullo shake? No, ognuno era libero di vestirsi e di portare i capelli come voleva, di ballare lo shake, di ascoltare i Beatles senza essere discriminato, importunato condannato moralmente. Si potevano accettare i tempi lunghi della mediazione politica, dei giochi dei partiti in parlamento? No, i problemi andavano risolti subito, dai diretti interessati, con la loro presa di coscienza e la loro azione pratica In questo percorso formativo pubblico e privato, esistenza e politica si fondevano in un tutt�uno. Anche il militante marxista-lenista ortodosso, figura tipica di quel momento e di quelle assemblee, apparentemente molto legato alla tradizione di militanza e politica dei duri anni seguiti alla rivoluzione russa, era diverso antropologicamente dalla
Da questo crogiuolo, nel quale la dimensione politica, scoperta e ritrovata nel movimento studentesco, s�intersecava con quella esistenziale, emotiva, culturale della rivolta generazionale, nascevano i gruppi extraparlamentari di sinistra, per i quali la rivoluzione sociale e politica si fondeva con la ribellione etica, personale, individuale, di gruppo. Nell�autunno del 1969 nascevano Lotta Continua, Potere Operaio, il Manifesto, assieme a tantissimi altri, meno noti, che gi� esistevano o stavano per costituirsi. Sorgevano da un processo sociale che Sartre chiamava �gruppi in fusione�, categoria che rappresentava quanto avveniva dentro l�ondata suscitata dal movimento giovanile di protesta, nella quale si costituivano rapporti reciproci fra soggetti che acquisivano coscienza di s� sulla base dell�esperienza di lotta e di vita che vivevano. Si formavano nel vivo della lotta, attorno ad uno o pi� obbiettivi,� subito dopo l�azione, quando i suoi componenti cercavano di rinsaldare e mantenere un legame che costituisse la base per l�azione successiva, prodotti dalle circostanze, che imparavano a �pensare� se stessi, a autorappresentarsi:
La politica, per i militanti dei gruppi in fusione,� aveva una valenza e uno stile esistenziale diverso da quella strutturata in partiti. Fare politica voleva dire sentire ed essere consapevoli che quell�agire determinava un cambiamento. Non pensavano che la politica potesse diventare la loro professione, la carriera da costruire. Stavano per dare vita a organizzazioni e gruppi �effimeri�, fragili, estremamente ideologizzati ma organizzativamente poveri e vacillanti, scarsamente strutturati. Il tratto comune degli extraparlamentari erano i toni forti della radicalit�, tipica di una giovane generazione di estremisti. Una delle prime indagini sociologiche e antropologiche sui giovani extraparlamentari di sinistra aveva evidenziato una composizione d�et� che andava 17 ai 23 anni, una scolarizzazione accentuata: media superiore e universitaria. Il 73,8% del campione esaminato era di sesso maschile. Il 59% erano studenti, solo il 31% era occupato. Il 62,8% degli occupati erano impiegati pubblici, bancari, assicurativi, industriali; il 32,6% erano operai, �11% del totale. La dislocazione geografica sul territorio li vedeva concentrati prevalentemente al Nord e al Centro e in ambiente urbano. I giovani extraparlamentari figuravano ai vertici di tutte le graduatorie di misura degli atteggiamenti, della partecipazione politica, dell�informazione e di ogni altro tratto che indicavano l�adesione ai processi di modernizzazione, mostravano di essere influenzati dai processi di rinnovamento culturale, anche ai pi� profondi livelli di personalit�. A livello politico il gruppo dimostrava un alto grado di aggressivit�: il 38,5% era per l�azione diretta contro la media dell�8,2%. Ma questo atteggiamento non si spiegava in termini di protesta eversiva di tipo individualistico, perch� la percentuale di questo tipo di comportamento era in questo gruppo la pi� bassa di tutte. Si trattava quindi di una scelta politica. La conclusione, cui giungeva la ricerca, era la seguente:
La rivolta giovanile e studentesca del �68 interess� e coinvolse intellettualmente ed emotivamente Marcuse, che rimase anche molto colpito �dalla coincidenza di alcune idee con quelle formulate dai giovani militanti francesi�[25]. In essa egli ritrov� una speranza di riscatto rivoluzionario capace di rompere l�involucro del consenso integrante basato sui consumi e indotto dall�organizzazione neocapitalistica della societ�, colta nella sua dimensione totalitaria come mondo amministrato. Quella rivolta rappresentava una speranza rispetto alla deriva totalitaria contro la quale la sinistra europea aveva fallito due volte: sia nel costruire un�alternativa credibile al capitalismo, sia nell�impedire l�affermarsi dello stalinismo. L�atteggiamento verso il movimento fu opposto alla condanna espressa da Max Horkheimer e alle ambiguit� presenti in Theodore Adorno. Subito, a caldo, dichiar�:
colse in quella rivolta la confluenza �tra ribellione politica e ribellione etico-sessuale�[26], poich� i giovani sentivano che �la loro vita di esseri umani era diventata un balocco nelle mani dei politici, degli alti dirigenti e dei generali� e volevano quindi �toglierla da quelle mani e renderla degna di essere vissuta�; invoc�, con spirito dissacrante, �l�odio dei giovani [che] esplode in canti e risate, mescolando la barricata e la pista da ballo, il gioco amoroso e l�eroismo�[27]. Una nuova opposizione era in procinto di formarsi configurando in prospettiva un �nuovo proletariato�, che non era pi� composto dalla classe lavoratrice dei paesi industrializzati, ma da gruppi sottoprivilegiati, che non svolgevano una funzione decisiva nella produzione, minoranze razziali, emigrati, intellettuali, gruppi appartenenti al movimento per i diritti civili, elementi radicali della giovent�, uniti a quelli che apparivano come i nuovi privilegiati, �la nuova classe operaia�, secondo il titolo del libro di� Serge Mallet, pubblicato in quegli anni, formata da tecnici, ingegneri, specialisti, scienziati. A questo nuovo proletariato dell�Occidente andavano aggiunte le� masse del Terzo Mondo, le quali, secondo Marcuse, �costituivano la minaccia pi� grave al sistema mondiale del capitalismo� [28]. Quell�opposizione aveva caratteristiche nuove rispetto a quelle precedenti: innanzi tutto era diretta contro una societ� opulenta, prosperosa, ben funzionante, contro un sistema spesso organizzato su base democratica liberal-parlamentare; era critica verso la politica tradizionale, i partiti e poneva in discussione l�intero complesso che reggeva la societ� industriale avanzata. Soprattutto negli Stati Uniti l�opposizione era isolata dalle masse e dalla maggioranza della classe operaia organizzata, si basava su minoranze attive, gruppi� �ancora relativamente ristretti e poco organizzati, i quali, grazie alla loro autocoscienza e ai loro bisogni, fungevano da potenziale catalizzatore di ribellione�. Una ribellione innanzi tutto morale, contro la forma, etica ed estetica quindi che si poneva fuori e contro �le norme e le regole di una pseudo democrazia� date da quello che era il �mondo libero orwelliano�. Di essa Marcuse coglieva la sua dimensione internazionale, sovversiva e innovativa, capace di riabilitare il marxismo e il comunismo dopo le degenerazioni portate dallo stalinismo:
Non rifiutava e neanche criticava, come facevano in molti dall�alto della loro saggezza e buonsenso, lo spirito di avventura e di utopia che aleggiava in quella rivolta, anzi!, affermava convinto e perentorio: �una rivoluzione che non abbia in s� un po� di spirito d�avventura, non vale nulla. Tutto il resto � ordine, sindacato, socialdemocrazia, establishment�[30]. Oltre l�uomo a una dimensione (back to top) Con questo titolo Marcuse teneva quattro partecipatissime conferenze a Torino, Milano, Roma, Bari. Sicuro di s� e disinvolto, davanti al flash dei fotografi Marcuse si presentava sui palchi teatrali inappuntabile nel suo vestito scuro, salvo poi togliersi subito la giacca, a causa del caldo, e iniziare la conferenza in maniche di camicia arrotolate. Seguiva una traccia manoscritta esprimendosi in inglese ed era tradotto in italiano da un interprete, solitamente riprendeva e sviluppava temi gi� esposti nei suoi libri, non esimendosi dal commento immediato sui fatti politici che stavano accadendo, suscitando dibattiti e reazioni vivaci del pubblico. Nella prima conferenza torinese del 13� giugno al Teatro Alfieri[31] prendeva spunto dalle tesi esposte nel suo ultimo libro, Saggio sulla liberazione, per preannunciare che era in atto una rivoluzione pi� integrale di quella preannunciata da Marx, mossa, almeno negli Stati Uniti, da nuovi movimenti di protesta che avevano disarticolato imprevedibilmente l�equilibrio della societ� opulenta. Sottolineava la crisi che stava colpendo l�apparato socio economico degli Stati Uniti e il fenomeno di radicalizzazione connesso alla crescita di una leva politica giovanile e intellettuale, portatrice del grande rifiuto. Si chiedeva, per�, se l�analisi svolta per gli Stati Uniti fosse valida per la Francia o l�Italia, soffermandosi sulle differenze tra Stati Uniti e paesi dell�Europa Occidentale, colte nel diverso grado di sviluppo tecnologico, dell�apparato produttivo e nella presenza di una solida e vitale organizzazione del movimento operaio. Accanto a queste differenze operava anche una grande similitudine data dalla rivolta dei giovani. Iniziava il dibattito con una serie di domande provenienti da un pubblico �eterogeneo che lo contestava da destra (come egli poteva prevedere) e da sinistra (come probabilmente non si aspettava)�[32].
Io parlo dell�esperienza che conosco, quella statunitense, dove gli operai sono incatenati dalla societ� dei consumi, sono un aspetto del neocapitalismo. Ma certo ci sono esempi di unione fra avanguardia studentesca e popolo. Porto l�esempio di quanto � avvenuto nel campus dell�Universit� di Berkeley, dove i giovani utilizzavano uno spazio vuoto per piantarvi alberelli. Quando le autorit� decisero di inviare i bulldozer per demolire gli alberi, anche la popolazione si oppose e difese quel parco autonomo e non repressivo, sorto liberamente. L�esempio provocava un putiferio, un giovane gridava: �Vogliamo fare la rivoluzione non la festa degli alberi�.
Al termine del gigantesco happening un operaio gridava rivolto a Marcuse: �Socialista da salotto!� Due giorni dopo era a Milano al Piccolo Teatro dove riprendeva uno dei temi pi� controversi, quello del paragone fra la situazione americana e quella dei pesi europei. Nella relazione introduttiva affermava che negli Stati Uniti gli studenti costituivano uno dei principali soggetti della lotta capitalistica ma, essendo una minoranza, dovevano impegnarsi a creare una base di massa per attuare la rivoluzione sociale che si proponevano. La difficolt� principale risiedeva nell�inesistenza nel paese di una tradizione di lotta politica e antisistema dalla classe operaia, n� si poteva riporre tutta la fiducia sulle minoranze oppresse, come i neri, che soltanto da poco tempo cominciavano a vivere esperienze di lotta formative di una coscienza politica. Pertanto egli sosteneva che si doveva identificare nell�universit� �intesa come polo di attrazione di una vasta intelligentia- il fulcro dei prossimi mutamenti sociali. Non si sconcerti il marxista di stampo tradizionale, proseguiva, di fronte all�individuazione di un soggetto rivoluzionario che non era pi� la classe operaia, il marxismo deve sapersi adattare alle svolte impresse dalla storia. Non era un caso che tale fermento e novit� si manifestassero negli Stati Uniti, non era stato infatti proprio Marx a dire che nessuna rivoluzione sociale poteva essere efficace ed operante se non si muoveva� all�interno dei paesi capitalistici pi� sviluppati?[33]. Si apriva un dibattito nel corso del quale alcune delle domande poste erano le seguenti:
Alle ore 18 del 17 giugno al Teatro Eliseo di Roma Marcuse andava incontro alla sua conferenza �pi� contestata da dieci anni a questa parte� -dichiarava al termine. Ad attenderlo c�era Daniel Cohn Bendit, in quei giorni a Roma perch� impegnato in un contratto cinematografico, assieme a vari appartenenti al movimento studentesco della capitale che subito lo accoglievano, mentre i �paparazzi� scattavano foto a volont�, con lo slogan del maggio francese: �Ce n�est qu�un debut, continuons le combat�. Delle prime file, gridavano: �fuori i fotografi�, �non � una stella del cinema, � un filosofo dopo tutto�; altri replicavano: �fuori a calci i contestatori�. Fin dall�inizio, l�infedele traduzione in italiano, dava vita a vivaci proteste messe a tacere dalla sostituzione dell�interprete da parte della diciottenne Chiara Ingrao, figlia parlamentare comunista, che traduceva fedelmente le sue parole. Neanche a farlo apposta Marcuse decideva di trattare argomenti che subito infiammavano il pubblico. Riprendeva un filo ricorrente del suo ragionamento tratteggiando i motivi che lo portavano a ritenere imminente un mutamento radicale della societ� e del costume espressi nella ricerca di un nuovo linguaggio, di un nuovo comportamento sessuale, di un nuovo modo di sentire, di valutare, di vestire. Aggiungeva poi, a supporto di questa affermazione che lo stesso Pompidou, nuovo presidente della Francia, dopo il ritiro di De Gaulle,� aveva riconosciuto che la rivolta giovanile e i fatti del maggio francese avevano modificato profondamente le cose. Quest�affermazione innescava una prima ondata di protesta e di fischi da parte di settori studenteschi del pubblico: �servo degli americani� gridavano alcuni, �servo di Mao� replicavano altri. Si diceva poi certo della presenza in Europa �per la tradizione rivoluzionaria della classe operaia, che non aveva nella sua storia solo rivendicazioni trade-unionistiche da avanzare nei confronti dell�establishment- di premesse rivoluzionarie molto pi� consistenti che negli Stati Uniti e tanto pi� valide se fondate sull�ipotesi di un fronte comune operai-studenti. La situazione italiana, nello specifico, non poteva essere paragonata agli Stati Uniti, perch� non aveva conseguito lo stesso sviluppo tecnologico, i salari operai erano inferiori, la classe operaia aveva una tradizione classista e vi operava un PCI abbastanza �coraggioso� da non firmare in tutti i suoi punti il documento della conferenza di Mosca. Si riferiva alla recentissima conclusione dei lavori della conferenza dei partiti comunisti e operai che si era svolta nella capitale sovietica a partire dal 5 giugno 1969, nel corso della quale Enrico Berlinguer aveva illustrato la posizione dei comunisti[34]. Dopo una ventina di minuti la conferenza di Marcuse era interrotta da Cohn Bendit che urlava:
Dal lato sinistro della platea, dove sedevano molti del movimento studentesco cominciavano a scandire: �Marcuse servo del padrone! Marcuse servo del padrone!� Marcuse provava a riprendere il discorso, per concluderlo, ma pochi lo seguivano, un forte rumore saliva dalla sala, battibecchi, urla, schiamazzi. A questo punto un giovane del gruppo degli �Uccelli� di Roma saliva sul palco ed invita Marcuse a partecipare all�inaugurazione nel cortile dell�Istituto di scienze delle costruzioni, occupato dagli studenti di Architettura, di una piscina scavata dai contestatori. Poi, prima di andarsene, ironicamente diceva: �Ma il filosofo Herbert Marcuse � invitato ad un cocktail di Luisa Spagnoli e non ha tempo per rispondere alle nostre domande�. Marcuse si alzava, avviandosi verso l�uscita, ma dalla balconata Cohn Bendit e altri studenti intonavano l�Internazionale; allora tornava indietro, cantava anche lui, invitava il pubblico ad alzarsi in piedi: �Stand up, stand up� gridava in inglese. Pochissimi lo capivano e gli spettatori si alzano solo quando con un movimento delle braccia si faceva intendere. L�ultima conferenza si svolse il 20 giugno al Teatro Petruzzelli di Bari. Inizi� riassumendo quelle che erano le sue analisi: i tratti principali delle societ� tecnologicamente avanzate erano sintetizzabili nell�elevato standard di vita, nell�aumento della produttivit� del lavoro, nell�integrazione della classe operaia nel sistema. Integrazione, precisava, non voleva dire assenza di lotte operaie, significava che esse non erano pi� di stampo politico, ma economico. Queste societ� tendevano al deterioramento pianificato dei beni di consumo, all�esaltazione dello spreco, all�espansione del neoimperialismo, alla persistenza e diffusione della e della miseria nei ghetti della societ� opulenta. A differenza degli Stati Uniti, per� in Italia e in Francia sussistevano maggiori opportunit� di cambiamento perch� vi era una forte tradizione e un forte radicamento del movimento operaio e di movimenti politici marxisti e non, e sempre pi� si delineava la possibilit� concreta di un incontro e di una fusione tra classe operaia e movimento studentesco. Questa ripresa della lotta avveniva all�interno di un mondo bloccato dalle divisioni in zone d�influenza e dalla guerra fredda: c�era una forte unit� del capitalismo impegnato nella lotta comune al socialismo e al comunismo per la quale tutte le forze disponibili (palese ed occulte) erano mobilitate costituendo un quadro internazionale chiuso, rigido e infrangibile. Marcuse faceva l�esempio del Patto Atlantico e delle enormi difficolt� che avrebbe incontrato l�Italia se avesse voluto uscirne. Nonostante� l�apparente monolitismo le societ� opulente e il quadro politico internazionale hanno i loro punti deboli rappresentati, esternamente, dalla resistenza del Vietnam, dall�esistenza di Cuba, dalla rivoluzione culturale in Cina, dalla rivolta delle masse del Terzo Mondo e, internamente, dall�inflazione, dalla crisi monetaria e dall�indebolimento delle strutture morali all�interno. Era quindi possibile ipotizzare un progetto alternativo di societ�, un�utopia, fondata su un�autentica rivoluzione culturale, che rifiutasse di vivere, d�imparare in questa societ� repressiva, di competere in quella �gara di topi che � l�attuale esistenza umana�. L�avvenire poteva essere un universo di mondo� e di bellezza ripulito dall�ipocrisia, nel quale gli istinti della vita e dell�eros prevalessero sull�istinto di morte. �Nei loro abiti, nei loro linguaggi, nei loro rapporti sessuali, i giovani ridicolizzano il sistema, spezzano le regole del gioco truccato e gli ipocriti standard della pulizia interiore, che odorano di marcio. Vogliamo la libert� e la vogliamo ora. L�attuale ribellione che agita i giovani � qualcosa di pi� del familiare conflitto fra generazioni. Pu� essere forse l�inizio della fine per la vecchia societ� e il principio di un nuovo periodo storico, ci piaccia o no, che pu� rendere migliore quell�universo attonito nella miseria e nella distruzione, cos� concludeva Marcuse[36]. Seguivano alcune domande:
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NOTES (back to top) [1] Piero Novelli, Il Papa � pi� progressista dei burocrati del Cremlino, �Gazzetta del Popolo�, 13 giugno 1969 [2] Questi dati sono riferiti da Ruggero D�Alessandro, La teoria critica in Italia. Letture italiane della Scuola di Francoforte, Manifestolibri, Roma, 2003, pp. 398, e Robert Lumley, Dal �86 agli anni di piombo, Giunti, Firenze, 1998, p. 131. [3] Luciano Gallino, Introduzione a Herbert Marcuse, L�uomo a una dimensione, Einaudi, Torino, 1999, p VIII. [4] Luciano Gallino, ibidem; di �arduo dettato� e di complessit� filosofica del testo hanno scritto Bruno Bongiovanni in I libri del �68. Una biografia politica, Manifestolibri, Roma, 1998, p. 42 e Costanzo Preve, Trent�anni dopo. Considerazioni sulla filosofia radicale di opposizione alla fine degli anni Sessanta (ed in particolare su Althusser e Marcuse), �Per il Sessant8�, n. 14-15, 1998, p. 96. [5] Herbert Marcuse, L�uomo a una dimensione, Einaudi, Torino, 1967, p. 21. [6] Herbert Marcuse, Eros e civilt�,� Einaudi, Torino, 1968, p. 47 [7] Herbert Marcuse, Le prospettive del socialismo nella societ� ad alto sviluppo industriale, �Problemi del socialismo�, n 1, marzo-aprile 1965, p. 8 [8] Herbert Marcuse, L�uomo a una dimensione, Einaudi, Torino, 1967, p. 365 [9] Luciano Gallino, Introduzione, in op. cit., pp. IX-X. Di �sofferente claustrofobia� ha scritto Bruno Bongiovanni in op. cit. [10] Costanzo Preve, , art. cit., n. 14-15, 1998,� p. 96 [11] Luciano Gallino, Introduzione, in op. cit., p. XV [12] Alfredo Todisco, Marcuse sta cambiando idea, �Corriere della Sera�, 13 giugno 1969 [13] Franco Ottolenghi, Marcuse: l�opposizione e la contraddizione, �L�Unit�, 13 giugno 1969 [14] Piero Novelli, Il Papa � pi� progressista dei burocrati del Cremlino, art. cit. [15] Herbert Marcuse, Saggio sulla liberazione, Einaudi, Torino, 1969, pp. 38-39 [16] Domande e risposte sono quelle riportate nell�articolo di Giorgio Calcagno, Per Marcuse papa Paolo VI � pi� a sinistra di Breznev, �La Stampa�, 13 giugno 1969. [17] Questa risposta � riportata in Piero Novelli, Il Papa � pi� progressista dei burocrati del Cremlino, art. cit. [18] Quest�ultima risposta � in Alfredo Todisco, Marcuse sta cambiando idea, art. cit. [19] Giorgio Calcagno, Costumi repressivi di fronte a Marcuse, �La Stampa�, 15 giugno 1969. [20] f.o., Marcuse alle conferenze ACI, �L�Unit�, 14 giugno 1969 [21] Erri De Luca, Vento in faccia, in Il contrario di uno, Feltrinelli, Milano, 2003,� p. 17. [22] Eric J. Hobsbawm, Il secolo breve, Rizzoli, Milano, 1995, p. 391 [23] Il rischio della spontaneit�, la logica dell�istituzione, intervista di R.R. a Jean Paul Sartre, �il manifesto�, n. 4, settembre 1969. Al tema dei gruppi in fusione Jea-Paul Sartre ha dedicato molte pagine del suo Critica alla ragion dialettica, Il Saggiatore, Milano, 1963 [24]Carlo Tullio Altan, Alberto Marradi, Valori, classi sociali, scelte politiche. Indagine sulla giovent� degli anni settanta, Bompiani, Milano, 1976, p. 187, 188, 200. [25] Herbert Marcuse, Saggio sulla liberazione, op.cit., p. 11 [26] Herbert Marcuse, La fine dell�utopia, Laterza, Bari, 1968, p. 51 e p. 58 [27]Herbert Marcuse, Saggio sulla liberazione, op. cit, p. 38 e p. 12 [28] Cfr., Herbert Marcuse, La fine dell�utopia, op. cit..Il libro di Serge Mallet, La nuova classe operaia, fu pubblicato in edizione italiana nel 1967 dalla casa editrice Einaudi di Torino. [29] Citazioni tratte rispettivamente da Herbert Marcuse, Saggio sulla liberazione, op. cit., p. 65, p. 12, pp. 9-10. [30] Dichiarazione di Herbert Marcuse a Parigi nel 1968, tratta da Hauke Brunkhorst e Gertrud Koch, Marcuse, Erre Emme, Roma, 1989, p. 15. [31] Ci riferiamo soprattutto all�articolo di Giorgio Calcagno, Brillante autodifesa di Marcuse �contestato� da destra e sinistra, �La Stampa�, 14 giugno 1969 e a quello di Piero Novelli, Un operaio tra la folla snob dell�Alfieri grida a Marcuse: �Socialista da salotto�, �Gazzetta del Popolo�, 14 giugno 1969. [32] Giorgio Calcagno, Brillante autodifesa di Marcuse �contestato� da destra e sinistra, art. cit. [33]La relazione di Marcuse � ricostruita sulla base delle informazioni tratte da Luciano Visintin, Un Marcuse da salotto, �Corriere della Sera�, 16 giugno 1969, da cui sono tratte anche le domande e le risposte seguenti. [34] Questi passaggi della conferenza sono ricostruiti sulla base dei seguenti articoli: Studenti a Roma contestano Marcuse, �Corriere della Sera�, 18 giugno 1969, Costanzo Costantini, Il �fenomeno� Marcuse, �Il Messaggero�, 18 giugno 1969, Fr. C., Marcuse contestato a Roma, �Avanti!�,� 18 giugno 1969, e. c., Marcuse canta l�Internazionale ma � insultato da Cohn-Bendit, �La Stampa�, 18 giugno 1969 [35] Cos� riferisce fin dal titolo e. c., Marcuse canta l�Internazionale ma � insultato da Cohn-Bendit, �La Stampa�, 18 giugno 1969. Nel testo ci si avvale principalmente del resoconto fatto in questo articolo. Propende per questa interpretazione, anche Renato Filizzola, Herbert Marcuse contestato vivacemente da Cohn Bendit, �il Mattino�, 18 giugno 1969. Secondo quanto riportato dal �Corriere della Sera� del 18 giugno 1969 la domanda irriverente sarebbe partita da un gruppo di duecento giovani del movimento studentesco di cui faceva parte anche Cohn Bendit; simile la ricostruzione di� Costanzo Costantini: � dal gruppo �capitanato da Cohn Bendit� che si levano �grida di �servo�, �buffone�, �agente della Cia�, (Il �fenomeno� Marcuse, �Il Messaggero�, 18 giugno 1969). Completamente opposta la versione del quotidiano socialista l��Avanti!�, per il quale l�accusa � stata mossa da un giovane fascista che ha interrotto pi� volte l�oratore chiedendogli quanto denaro prendeva dalla Cia (Fr. C., Marcuse contestato a Roma, �Avanti!�,� 18 giugno 1969), sempre in questo articolo si sostiene che tra gli studenti che lo hanno contestato, � lecito supporre che fossero infiltrati numerosi provocatori fascisti. [36] Ripreso da a. ross., La rivolta dei giovani apre nuove via al mondo, �La Gazzetta del Mezzogiorno�, 21 giugno 1969; anche le domande e le risposte seguenti sono tratte da quest�articolo. |